1 aprile 2015

Beato lei che corre



Capita spesso. Mi aspetta sul balcone ancora in pigiama e appena svolto l’angolo e mi vede grida nel buio mattutino: “Buongiorno”, “Ciao”. Al mio saluto con la mano oggi si è fatto più intraprendente: “Come si chiama?” “Mauro”, “Buonagiornata Mauro”, E poi un “Beato lei che corre”, perso nel vento ormai dietro a me. Ho alzato il braccio per l’ultima volta e ho sorriso all’alba che montava.

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