Ricordi di bimbo: pasta o risotto,
squalo o balena, sommozzatore o palombaro, ma soprattutto mare o montagna. Non
c’erano vie di mezzo. Soprattutto non c’era posto per la collina. Invece il
Monteregio Trail è l’elogio della collina. E allora mi immagino il Vincenzo
Bertina, che il Monteregio l'organizza, a manutenere queste colline novaresi, nel senso che ci coltiva l’erba, ci
spruzza del fango e cose del genere, per farle arrivare all’appuntamento con il
giorno della gara in perfette condizioni.
Il primo assaggio di collina arriva
appena scavalcata la linea di partenza, oltre lo stradone. Subito
all’insù. Saranno 50 metri di ripida pendenza e poi così per tutti i 22 km, che
ho scelto come percorso, anche se avendone compiuti 47 venerdì avrei dovuto
cimentarmi sull’omonima distanza.
Insieme al socio di occasione su e giù
da questo toboga per oltre 2h, senza possibilità di annoiarsi. Torrenti in
secca pieni di pietra, discese erbose e salite fangose, qualche drittone mai banale,
non fosse altro che per quella leggera pendenza (negativa o positiva) che mi
sembra averci accompagnato per tutto il percorso.
Insomma una mattinata
trascorsa in ottima compagnia, in un contesto famigliare, per un gara ancora
fatta artigianalmente con tutte le cose al posto giusto (ristori, logistica, pacco
gara). Da riprovare sulla lunga.